La chiesa di San Bernardino

 

 

Edificata nel XVll Secolo sui resti di un più antico oratorio, fu consacrata su disposizione di Carlo Borromeo.Le prime notizie di questa chiesa ci sono fornite dal prevosto Agostino Pozzo nella sua cronaca del 1650:
“Nella cascina San Bernardino, copiosa di persone, si trova una picciol chiesa del medesimo nome… é antica e escetto che a tempi passati fu riedificata la capella unica che in quella si trova. L’anno 1642 fu intrapreso l’uso di farvi la festa di San Bernardino al 20 maggio…”.
la chiesa dopo gli ultimi restauriIl prevosto Pozzo aggiunge che in questa chiesa furono celebrate per molto tempo le messe festive, in particolare da un Padre Antonio Borsano, da un Mazzuchelli e da un altro sacerdote detto “il Salvione”. Dunque il Pozzo ci dice che nello stesso luogo doveva già esistere una chiesina oratorio ancor prima del 1642, che – secondo altre fonti – dovrebbe essere stata edificata a ricordo delle prediche di San B emardino, effettuate nell’anno 1444 nel convento di Sant’Angelo a Legnano. Il predicatore trovò infatti alloggio nella qui esistente cascina, ospite dei canonici ordinari di Sant’Ambrogio che avevano la loro residenza estiva in questo luogo, non molto distante da un loro monastero situato in quel di Sotera (oggi San Giorgio su Legnano). Del primitivo oratorio restano, oltre a frammenti di murature in cotto e in ciottoli, messi in vista sulle pareti laterali esterne, anche una formella in terracotta del sec. XV raffigurante un San Bernardino a tre quarti di corpo, che si trovava sulla facciata e che ora è murata all’interno del tempietto.


Da notizie attinte dall’Archivio storico della Curia Arcivescovile di Milano (volume 13° Pieve di Legnano), su segnalazione del prof. Egidio Gianazza, risulta che il cardinale arcivescovo Carlo Borromeo aveva incaricato mons. Stefano Lonato di effettuare per suo conto una visita pastorale a Legnano il 28 gennaio 1580. Alcune concomitanze lasciano supporre che in tale occasione sia stata consacrata questa chiesa. Il cardinale Borromeo volle così compiere un gesto di riconoscenza a ricordo del fatto che suo nipote Federico Borromeo era stato allattato per tre mesi, nel 1564, nella cascina San Bernardino, da una balia dei fattori della nobile famiglia Lampugnani, allora proprietaria di quelle terre. Quest’ultima circostanza era stata anche riscontrata e citata da Gian Battista Raimondi nel suo volume “Legnano” del 1913.
Sempre nella sua cronaca delle chiese, il prevosto Pozzo narra un altro episodio legato a San Bemardino, il cui protagonista egli dice di non voler nominare. In realtà si trattava di Attilio Lampugnani, figlio del cavaliere Giuseppe Lampugnani. Costui, descritto come cattivo e indomabile e che era stato anche bandito dal Ducato, ruppe con una archibugiata l’unica campana della chiesa, ma “non andò molto lontano il castigo di tanta temerarietà”, fa sapere il prevosto Pozzo, in quanto otto giorni dopo costui morì di morte violenta. La campana fu sostituita poco dopo ad opera di padre Gervasio Crivello, che ordinò anche un primo restauro della chiesa nel 1644.
Il tempio fu anche arricchito di alcune opere artistiche tra le quali un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, San Francesco e San Carlo, da alcuni attribuito a Giovan Battista Crespi detto il Cerano. Ciò almeno fino al 1970, allorchè, in occasione di un sopralluogo effettuato dal Sovrintendente alle Gallerie di Milano, questa attribuzione fu esclusa. Infatti il Cerano, oltre a essere più grandioso nei suoi dipinti, aveva uno stile particolare nel ritrarre San Carlo, che aveva oltretutto conosciuto in vita; lo aveva cioè sempre rappresentato col naso adunco. L’affresco della chiesa di San Bemardino, invece, ci presenta un San Carlo con un naso di grandi dimensioni ma diritto, secondo la moda pittorica del XVII secolo. Il tutto ha anche una spiegazione.
Alla fine del ‘700 un fulmine causò seri danni al tempietto e in occasione delle successive riparazioni l’affresco, a sua volta danneggiato, fu ritagliato e coperto da una conice lignea con lesene e capitelli. In questo modo scomparve ilaffresco di Francesco Lampugnani cartiglio con la firma dell’autore che secondo lo stile di esecuzione dell’opera, come ebbe a confermare il Sovrintendente alle Gallerie di Milano, doveva essere di Francesco Lampugnani e realizzata nel 1644.
Si nota anche l’analogia di alcuni particolari della Vergine col Bambino e San Carlo ritratti dallo stesso artista nella pala d’altare in Sant’Ambrogio a Legnano. Inoltre essendo la chiesa di San Bemardino sotto il patrocinio dei Lampugnani, come dimostra lo stemma gentilizio di questa nobile famiglia legnanese sull’acquasantiera posta all’ingresso, era logico che questi facessero lavorare i loro artisti, invece di affidare gli affreschi a un pittore concorrente che operava a Milano. Pure dei fratelli Lampugnani dovevano essere anche gli affreschi che figuravano sulle pareti e che andarono perduti alla fine dell’Ottocento, allorché la chiesa fu completamente ristrutturata e ampliata. In tale occasione fu abbattuta una parte del muro e furono creati due archi di accesso alla cappella absidale semicircolare, aggiunta come coro alla chiesina. Fu ricavata anche una piccola sacrestia sul lato sinistro di fianco alla torre campanaria, pure ricostruita e dotata di nuove campane. L’inaugurazione della chiesetta così restaurata avvenne il 20 maggio 1894.
Nel 1972 la parte inferiore del muro di separazione fu eliminata e l’affresco spostato in fondo alla cappella absidale. È rimasto invece al suo posto, in alto, un crocifisso del ‘700 di buona fattura, in legno e in bronzo. In tale occasione fu possibile ricuperare sulle pareti laterali intene due affreschi ottocenteschi realizzati dal pittore legnanese Antonio Maria Turri, raffiguranti un San Lorenzo a destra e un San Rocco a sinistra. In questa stessa circostanza inoltre era anche stato rifatto il pavimento ed erano state eliminate le balaustre per rendere più capiente l’interno della chiesa. All’inizio degli anni Ottanta il pittore e scultore Sergio Bongini ha realizzato per San Bernardino una pregevole Via Crucis in formelle di terracotta.